Il museo
fu fondato nel 1872 per lascito testamentario di Adelaide Comelli,
vedova di Giovan Battista Rubini, famoso tenore nato a Romano di
Lombardia nel 1794 e morto nel 1854. Il museo è collocato nel palazzo
Rubini, fatto costruire dall'artista nel 1845. L'edificio fu progettato
dall'arch. Pagnoncelli di Bergamo, lo stesso che aveva progettato, a
Romano, il palazzo municipale e la casa di campagna di Rubini, detta "la
Gasparina". E' in stile tardo-neoclassico; presenta ambienti decorati
con affreschi e stucchi e pavimenti in mosaico alla veneziana. Ha un
cortile interno con porticato; nella pavimentazione è riprodotto lo
stemma Rubini con tre tondi che indicano le pietre preziose del cognome.
I piani superiori sono adibiti a scuola; l'utilizzo dell'edificio per le
scuole superiori, per più di cento anni, ha nuociuto assai alla
conservazione del palazzo il cui restauro è ancora in corso. La moglie
Comelli, francese (il cognome è italianizzato) era un soprano.
Sopravvisse vent'anni al marito e, nel frattempo, ne raccolse le
memorie.
CRITERI ESPOSITIVI - ITINERARIO DI VISITA
Il
museo, che un tempo occupava una sola sala al primo piano detta "sala
ovale", occupa oggi cinque stanze contigue a piano terra. Nell'atrio
sono esposte fotografie e litografie riguardanti il tenore. Nella prima
sala, detta "del biliardo", vi sono le memorie legate alla vita di
Rubini e dei suoi più stretti familiari: ritratti, arredi, vesti. Nella
seconda sala vi sono i ricordi di Rubini cantante; è detta "del pirata"
per l'affresco del personaggio che gli aveva dato la fama. E' un grande
salone dove avvenivano le audizioni musicali e le feste. La terza sala,
con soffitto affrescato, raccoglie arredi e oggetti che decoravano gli
ambienti dove viveva la famiglia. Presenta anche quadri che mostrano
luoghi raggiunti dal tenore nella sua attività. Nella quarta sala,
arredata come quadreria, sono esposte le moltissime stampe che Rubini
acquistava nelle grandi capitali europee, oppure riceveva in dono. La
vedova del tenore volle anche, con lascito testamentario e per rispetto
della volontà del marito, che tutti gli immensi beni accumulati dal
Rubini in vita, fossero lasciati ad alcuni enti cittadini in favore di
cantanti poveri e che, nel palazzo, fosse fondata una scuola superiore.