Giovan Battista Rubini: una breve biografia
Giovan Battista Rubini
(1794 – 1854)
Quando si parla di Rubini, non é cosa semplice affrontare l’aspetto biografico. Questa difficoltà é appena determinata dalla complessità della sua carriera artistica e dai molteplici dettagli che fanno della persona di Rubini un essere umano unico.
È giusto considerare, soprattutto, che esistono persone che dedicano la loro vita a ricercare e a pubblicare i loro studi biografici sulla vita e all’opera di Rubini. Questi studiosi, pur costituendo una importante fonte di ricerca, oscurano qualsiasi tentativo biografico successivo.
Al di là di questo, questo modesto lavoro vorrebbe illustrare, in poche parole, soltanto le vicende principali della vita di Rubini, per ogni anno della sua esistenza.
Nato da Giambattista Rubini e Caterina Bergami, il 7 aprile del 1794, a Romano di Lombardia, Provincia di Bergamo, Giovan Battista Rubini fu uno dei maggiori tenori del secolo XIX ed il massimo rappresentante dell’arte lirica italiana.
Suo padre lavorava come sarto, ma era anche musicista e diede al figlio le prime lezioni di musica. A dodici anni di età, Rubini già cantava nella Chiesa e si sforzava di suonare il violino in una piccola orchestra: in questa epoca, fu alunno di un sacerdote di Adro (Brescia), Don Santo, che non vide nel giovane alunno nessuna disposizione per il canto.
La storia dimostrò che Don Santo era un falso profeta; nonostante la sua opinione, il padre di Rubini credeva nel talento e nel futuro del figlio, continuando ad insegnare musica al suo ragazzo, che cantò per la prima volta nel 1806, a Romano, a dodici anni di età, interpretando un personaggio femminile.
Ovviamente in questa epoca la voce di Rubini ebbe delle alterazioni dovute alla pubertà e il padre del ragazzo, pensando alla sicurezza economica del figlio, lo mandò a Bergamo per fargli apprendere il lavoro di sarto; certo, si trattava di un lavoro manuale ma poteva garantire la sua sopravvivenza, nel caso in cui avesse avuto problemi con la voce.
Insieme al lavoro di sarto, Rubini continuò i suoi studi di violino e di canto, possedendo già una bella voce di tenore, forte e pastosa. Rubini cantava mentre cuciva e una volta, un musicista passando in strada e sentendo quella voce stupenda, orientò il giovane nei suoi studi di canto.
Nel 1812, nello stesso tempo in cui Rubini svolgeva il suo lavoro di sarto, la sua passione per il teatro lo spinse a cercare anche un impiego nel Teatro Riccardi, dove occupò il posto di secondo violino e fece anche parte del coro del teatro, primeggiando per la sua voce limpida e forte.
Nella sua città natale, la sua primo interpretazione come tenore fu in una aria di Lamberti, che faceva parte di una commedia e fu magistralmente cantata da Rubini, l'entusiasmo del pubblico indusse l’impresario a ricompensarlo con 5 lire.
Nell’autunno del 1813, Rubini fu scritturato come secondo tenore nel Teatro Palazzolo, ma qui fu considerato un cantante di poca voce. Lo stesso successe nel Teatro alla Scala di Milano: l’impresario non lo volle fra i coristi del teatro, dubitando della sua voce, secondo lui, di poco valore.
Davanti a questa sfortuna, nel 1814 Rubini accettò di far parte di una malandata compagnia ambulante in Piemonte, Facendo anche, in Fossano, il ballerino, in una coreografia intitolata Il Milionario, visto che non aveva successo.
Poco tempo dopo, Rubini si recò a Vercelli dove incontrò un violinista chiamato Madi, con questi fece alcuni concerti in Alessandria, Novi e Valenza, tutti senza successo.
Nel 1814 Rubini ritornò a Vercelli, ma le difficoltà finanziarie lo obbligarono ad abbandonare la compagnia ambulante, e quasi senza speranza, il giovane cantante continuò il viaggio per Milano, dove incontrò un impresario che gli offrì 45 franchi al mese per un contratto nel Teatro di Pavia.
Rubini aveva 20 anni e la sua voce era molto più ferma e luminosa di prima, questo gli garantì un buon successo nel Teatro di Pavia. Pochi mesi dopo, il successo di Pavia gli aprì le porte e Rubini fu invitato ad andare fino a Brescia, nel carnevale del 1815, dove l’impresario Marchese Belcredi gli offrì mille lire per tre mesi di lavoro. Nella primavera, per il doppio di questa paga, Rubini cantò nel Teatro San Moisé di Venezia.
Finalmente, nel 1815 Rubini incontrò l’astuto e potente impresario Domenico Barbaja, che lo scritturò per il Teatro di Vienna e per il Teatro dei Fiorentini, a Napoli, per ottantaquattro ducati al mese: non era molto. Fu a partire dal suo incontro con il Barbaja che la carriera lirica di Rubini cominciò a spiccare il volo. Il suo successo nel Teatro dei Fiorentini fu con l’opera L’Italiana in Algeri, di Gioacchino Rossini.
La fama di Napoli fu la chiave per la sua entrata nel Teatro alla Scala di Milano, nella stagione estiva del 1818, con l’opera Torvaldo e Dorliska di Rossini, e nello stesso anno, nella stagione autunnale, Rubini debuttò a Roma con l’Enrico IV di Fioravante.
Nel 1819, ritornò a Napoli dove rimase fino a marzo e, nell’aprile dello stesso anno, debuttò a Palermo con l’opera di Mosca, L’impostore e il Marcotondo.
Nel maggio del 1819, Rubini ritornò a Napoli e incontrò Adelaide Chamel di Bordeaux, giovane cantante formatasi al Conservatorio di Parigi, con lei cantò, nel 1820, Il Barbiere di Siviglia di Rossini. Il 13 marzo del 1821, Rubini si sposò con la Chomel, che italianizzò il suo nome in Comelli. Dal matrimonio non nacquero figli.
Probabilmente, per presentare la sua sposa alla famiglia, Rubini si recò a Romano all’inizio del 1822; il 16 marzo dello stesso anno, tornò a Napoli, dove visse fino al 10 di aprile del 1824. Durante questo periodo, i coniugi Rubini si esibirono cantando un vasto repertorio.
Il 10 aprile del 1824, la gestione di Barbaja nel Teatro San Carlo di Napoli chiuse con la rappresentazione di Semiramide di Rossini, questo permise il trasferimento della compagnia di Barbaja a Vienna. Chiusa la stagione viennese, Rubini si recò al Teatro Re di Milano, nella primavera-estate del 1825.
In seguito, su richiesta di Luigi Lablanche, Barbaja cedette al Teatro italiano di Parigi alcune recite e Rubini debuttò il 6 ottobre di quello stesso anno con l’opera Cenerentola e più tardi con l’Otello, tutte e due di Rossini, ottenendo la sua prima conferma in campo internazionale.
Ma, terminato il contratto nel Teatro Italiano di Parigi, nell’aprile del 1826 Barbaja rivendicò la presenza di Rubini a Napoli, dove si incontrò con Vincenzo Bellini, che muoveva anch’esso i suoi primi passi sotto la guida del Barbaja.
Un rapido incontro fra Rubino e Bellini si ebbe nella notte del 30 maggio del 1826, nel Teatro San Carlo di Napoli, dove si stava rappresentando l’opera Bianca e Germando di Bellini. Nonostante non fosse una opera prima, Rubini intuì la possibilità di lavorare insieme a Bellini e, allo stesso tempo, questi vide in Rubini l’interprete ideale per le sue opere.
A partire da questo primo incontro, Bellini scrisse esclusivamente per Rubini l’opera Il Pirata, su libretto di Felice Romani, che debuttò nel Teatro alla Scala di Milano nell’ottobre del 1827; il risultato fu una vera rivoluzione nella figura e nello stile di Rubini che fu consacrato ed entrò, così, nella storia della musica.
Il successo di Rubini nell’opera Il Pirata, diede origine a nuove rappresentazioni nel gennaio del 1828, a Vienna nel Teatro di Porta Carinzia, e il 30 maggio dello stesso anno a Napoli, nel Teatro San Carlo.
La brillante unione tra Bellini e Rubini ebbe successo, anche, con La Sonnambula dove, secondo il critico della Revue des Deux Mondes, Rubini rappresentava "(...) un misto di grazia e di candida emozione incantata". Altro successo fu riscosso con i Puritani, specialmente nell’aria A Te O Cara, per la quale la stessa rivista scrisse di Rubini (...)" sbocciava la sua voce come una rosa di primavera ai raggi della mattina".
Sicuramente, Rubini rimase a Milano per realizzare una serie di rappresentazioni nei Teatri alla Scala e Canobbiana. Ma in queste recite egli cantò da solo in quanto sua moglie Comelli, misteriosamente, si ritirò della scena.
Non si sa di sicuro, se questa fu una decisione spontanea di Comelli o se questa fu influenzata dai problemi di salute o dalla gelosia che era comune tra i cantanti. A questo episodio seguì la decisione, anche essa oscura, di Rubini di non cantare più nel Teatro alla Scala di Milano.
Dopo il periodo della Scala, nel marzo del 1830 Rubini fece due spettacoli di beneficenza nell’Accademia Dell’Unione Filarmonica e nella Società della Fenice, a Bergamo. In questo stesso anno, all’inizio di aprile, si impegnò di realizzare venti rappresentazioni nel Teatro di Porta Carinzia a Vienna, dove rimase fino a ottobre.
Nell’ottobre del 1830, Rubini realizzò la rappresentazione de Il Pirata a Bologna, ritornando a Milano a novembre per la stagione teatrale nel Teatro Carcano, nel carnevale e quaresima del 1830-31 e, a dicembre, debuttò con Anna Bolena, opera che Gaetano Donizetti scrisse esclusivamente per la sua voce.
Nel gennaio del 1831, Rubini si ammalò stanco dei lunghi e continui sforzi dovuti alle stagioni teatrali ed ai continui viaggi. Si ristabilì presto e, il 6 marzo, interpretò La Sonnambula di Bellini, nel Teatro Carcano di Milano.
Da Milano, Rubini si trasferì a Londra per la stagione estiva, nell’aprile del 1831; a settembre dello stesso anno fu a Parigi, dove rimase fino a marzo del 1832. Dopo una serie di spettacoli a Parigi, Rubini fu a Caravaggio in occasione del Centenario dell’Apparizione, e fu a Romano per festeggiare il Corpus Domini. A ottobre dello stesso anno, lui fece la prima rappresentazione de Il Pirata a Parigi, dove rimase fino a marzo del 1833.
Nell’aprile del 1833, insieme a Bellini, partì per Londra per la stagione teatrale della Compagnia Italiana. Definitivamente, Rubini fu consacrato un artista europeo; salvo qualche rappresentazione a Bergamo, Pesaro e Senigaglia, la sua attività si concentrò a Parigi, Londra, Madrid, Vienna e più tardi a Mosca e San Pietroburgo.
Così, Rubini si presentò a Parigi nell’ottobre del 1833, a marzo del 1834, e dopo partì per Londra per la stagione teatrale primavera-estate. Nell’autunno dello stesso anno, aprì la stagione parigina con l’opera Straniera, adattata da Bellini appositamente per la voce di Rubini. In questa stessa stagione, le opere più applaudite furono I Puritani, de Bellini e Marin Faliero di Donizetti.
Finita la stagione parigina, Rubini partì per Londra per chiudere la stagione londinese del 1835 con un concerto. Quando ritornò a Parigi, ricevette la notizia della morte di Bellini e cantò al suo funerale nella chiesa di Notre Dame.
A marzo del 1836, Rubini aprì la stagione di Londra con la Gazza Ladra e chiuse la stessa stagione a luglio, con due concerti nel Buckinghan Palace. Aprì la stagione parigina dello stesso, che finì a marzo del 1837.
Per la prima volta a Londra, nel 1837 Rubini cantò l’opera Norma. In quello stesso anno, fu a Bergamo per la fiera di S. Alessandro e cantò Il Pirata nel Teatro Riccardi, e l’incasso integrale della rappresentazione fu destinato in beneficenza ai poveri della città. Prima di ritornare a Parigi, Rubini cantò nella Chiesa musiche di Simone Mayr, in occasione della solennità del patrono S. Defendente.
Di ritorno da Parigi, nell’ottobre del 1837, Rubini si ammalò e la sua indisposizione alimentò il sospetto che lui avesse perso la voce. Intanto, il suo rapido ricupero garantì la rappresentazione dei I Puritani, alla fine di ottobre.
Nell’aprile del 1838 fu a Londra, e in ottobre fu a Parigi e finì la stagione il 7 marzo del 1839, con un onorevole concerto diretto da Donizetti, al quale parteciparono i migliori cantanti dell’epoca.
Nell’anno seguente, come sempre, realizzò l’apertura della stagione londinese e nell’ ottobre del 1839, Rubini manifestò il suo desiderio di ritirarsi dalla scena del Teatro Italiano di Parigi. Però, le affettuose proteste del pubblico di questo teatro lo portarono a rinnovare il contratto anche per l’anno seguente.
Nell’ aprile del 1840, a Londra, Rubini riceve la notizia della scomparsa di suo padre, che aveva 85 anni. In questo stesso anno, in ottobre, si recò a Parigi per realizzare la sua ultima stagione in questa città.
L’anno del 1841 fu caratterizzato da una tournée che Rubini fece, insieme a Fanny Tacchinari Persiani, per diverse città europee come Bruxsel, Wiesbaden, The Hagne, Bayonne, Madrid e Bourdeaux. Oltre all’Europa, la fama di Rubini fu riconosciuta anche in Russia, da dove ricevette manifestazioni di stima e ammirazione.
Nella primavera del 1842, Rubini tornò a Romano con l’intenzione di lasciare il teatro. Intanto, cedendo alle offerte, ritornò a Londra per la sua ultima stagione in questa città. Nell’ottobre dello stesso anno, fece una tournée in Germania in compagnia di Liszt, e la celebre notte a Francoforte fu realizzata alla presenza della duchessa di Weimar e ai festeggiamenti del matrimonio del Granduca con la figlia del Re d’Olanda.
Finita la stagione a Francoforte, nel gennaio del 1843, Rubini si recò a Berlino con l’intento di produrre varie opere e concerti; a marzo dello stesso anno, partì per San Pietroburgo e per Mosca, dove rimase fino a giugno. Il 1º giugno di quello stesso anno, riceve dall’Imperatore il titolo di primo cantante di corte e, in questa occasione, riceve in dono un anello prezioso.
Intanto, Rubini decise di non cantare più dopo questa tournée in Russia. Così ritornò a Romano per riposare, ma partì nuovamente per San Pietroburgo e Mosca, rimanendovi fino al febbraio del 1845. In questa epoca, Rubini realizzò un concerto di beneficenza per gli invalidi dell’Armata Russa e ricevette i complimenti ufficiali dell’Imperatore. Nel febbraio del 1845 concluse la sua carriera.
Al suo congedo, il 25 giugno del 1845, Rubini offrì una festa a Crocette di Mozzo e ricevette del Conte una tabacchiera in oro con il ritratto del donatore. Dopo questa data, salvo qualche concerto privato e festività religiose a Romano, Rubini non cantò più. In questo stesso anno, iniziò la costruzione del suo Palazzo, a Romano.
Nel 1846 declinò l’invito del Maestro Dolci per cantare alle onoranze funebri di S. Mayr. Uguale comportamento per gli inviti ricevuti da New York e dal Maestro Persiani, da Londra. Però, cantò con il fratello Giacomo, nella Villa Carlotta a Como, in una piccola recita in onore della Principessa di Russia.
Visitò Donizetti nel 1847, quando lui era molto malato e ricoverato nella casa Basoni. In quello stesso anno, ricevette dell’Imperatore di Russia la medaglia d’oro dell’Ordine Imperiale di S. Andrea. Fece anche un viaggio di piacere a Napoli e a Firenze con sua moglie.
Nel 1851, Rubini ricevette dalla Società Filarmonica di San Pietroburgo un diploma d’onore al merito, ma rifiutò l’invito di partecipare alle festività commemorative della fondazione dell’istituzione.
Nel febbraio del 1852, accettò di fare qualche concerto a Venezia, su invito dell’impresario Alberto Torri. E, nello stesso anno, rifiutò gentilmente l’invito di Rossini di cantare nell’Accademia Filarmonica di Firenze.
Si ammalò gravemente, ma recuperò la salute. Però, nel 1854, rimase nuovamente colpito dalla stessa malattia, di origine cardiaca, e morì nella notte del 3 marzo.
Il 18 febbraio del 1850, Rubini aveva scritto di proprio pugno un testamento, lasciando la totalità dei suoi beni a sua moglie Adelaide, che visse fino 1874 e, d’accordo con la volontà del marito, destinò tutta la sua fortuna alla costruzione di un ginnasio, di un orfanotrofio maschile e di un ospizio per i musicisti anziani. Oltre a queste opere, Romano riceve da Rubini un ospedale, una Congregazione di Carità, la Colonia Elioterapica, l’istituzione ricreativa maschile e femminile, e tante altre opere sociali che hanno a tutt’oggi, un’inestimabile valore.
Nelle parole di Gino Monaldi, Rubini è "(...) adorato come artista, fu amato come uomo. La generosità dei suoi sentimenti, la semplicità delle sue abitudini, la bontà del suo cuore gli fecero meritare l’amore sincero dei suoi simili, del quale raramente godono i grandi fortunati in questa terra."
Bibliografia Relativa:
CASSINELLI, Bruno, MALTEMPI, Antonio, POZZONI, Mario. Rubini.
L’uomo e
L’artista. Comune di Romano di Lombardia: Cassa Rurale ed
Artigiana di Calcio
e di Covo, 1996. Vol I – II.
____________. Rubini. Opere Pie Riunite "Gio.Battistsa Rubini".
Via Comelli
Rubini,2 24058 Romano di Lombardia (BG)
GARA, Eugênio. Giovan Battista Rubini nel Centenario della Morte.
Conferenza
Commemorativa 28 de ottobre, 1954.
TRAINI, Carlo. Il Cigno di Romano. Giovan Battista Rubini. Re Dei
Tenore.
Bérgamo: A Cura Del Comitato per La celebrazione Centenaria, 1954.
Madama Adelaide Comelli |
Tetto della sala del Pirata |